2017, un anno di stallo per il calcestruzzo

La sintesi che emerge dal Rapporto Atecap 2018 descrive come stazionario, nei numeri, l'andamento dell'anno precedente: la produzione di calcestruzzo preconfezionato si è attestata a circa 27.391 migliaia di metri cubi, (+0,5% rispetto al 2016), i consumi di cemento circa 18.700 migliaia di tonnellate, (+0,3% rispetto al 2016) e gli investimenti in nuove abitazioni, costruzioni non residenziali e genio civile circa 72.727 milioni di euro, (-0,4% rispetto al 2016), tutto ciò a fronte di una crescita del Pil stimabile in +1,5% rispetto al 2016. Il Rapporto è scaricabile nella sezione download - area economica del sito dell'Associazione.

Frena dunque la contrazione della produzione di calcestruzzo preconfezionato, la stima per il mercato italiano è di 27.391.454 metri cubi circa, la chiusura per il 2017 è di +0,5% rispetto al 2016. Percentuale positiva, seppur modesta, che, nonostante i segnali registrati nel primo semestre dell'anno, segna, almeno formalmente, l'interruzione di un ciclo negativo oramai in atto da oltre dieci anni. Hanno pesato su questo risultato l'inefficienza nelle procedure di spesa della Pubblica Amministrazione, che ha di fatto annullato gli obiettivi prefissati dalle scelte di politica economica, e l'entrata in vigore nel 2016 del nuovo Codice appalti e nel 2017 del decreto correttivo che hanno accentuato gli effetti della crisi, bloccando di fatto un settore che invece si voleva rilanciare.

Il 2017 ha confermato come il settore delle costruzioni in questi anni sia profondamente mutato, circa i due terzi del suo valore è rappresentato dalla riqualificazione e dal recupero del patrimonio esistente. Comparti, questi, che non costituiscono i principali driver del mercato del calcestruzzo preconfezionato, ovvero la nuova edilizia abitativa e le costruzioni non residenziali. Ci si trova, dunque, dinanzi a una presumibile situazione di stasi fisiologica del mercato. Lettura, questa, che trova valore anche dalle indicazioni sulla produzione pro-capite che confermano come la fase di iper produzione della prima decade degli anni duemila sia, di fatto, esaurita.

Nel settore del calcestruzzo preconfezionato, prendendo ad esame gli ultimi cinque anni, ovvero dal 2013 al 2017, la produzione si è ridotta del 32,6%. In termini di volumi dagli oltre 36 milioni di metri cubi del 2013 si è giunti a poco meno di 28 milioni nel 2017, con una perdita di circa 10 milioni di metri cubi in cinque anni, un calo di pressappoco di 2 milioni di metri cubi all'anno che, complessivamente, porta il settore ai livelli produttivi degli anni 60. A livello territoriale, nel confronto con il 2016, sono le regioni del settentrione, dove tra l'altro si concentra la metà dei lavori che sono stati posti in gara nel 2017, e del centro a evidenziare un maggior numero di segni positivi rispetto alle regioni del meridione e delle isole. Complessivamente, ad eccezione della Sardegna, è il Sud d'Italia caratterizzato da una marcata dinamica negativa.

Nel panorama europeo, nonostante la considerevole contrazione del mercato, l'Italia rappresenta ancora un player importante in termini di produzione di calcestruzzo preconfezionato. Situazione anomala invece sul fronte della struttura produttiva dove l'Italia continua a detenere il primato per numero di produttori e impianti di betonaggio. Francia e Germania, infatti, paesi anch'essi con una tradizione costruttiva in calcestruzzo, seppur con volumi sensibilmente superiori, hanno una struttura produttiva che vede un numero di imprese compreso tra 498 e 535 per quasi 1.900 impianti.

Ma l'anno appena trascorso ha visto anche il concretizzarsi di diverse operazioni di concentrazione aziendale e acquisizione che hanno modificato lo scacchiere italiano del settore con ripercussioni anche a livello mondiale. La variazione nella geografia dell'industria del cemento e del calcestruzzo dimostra nei fatti come le strade per la crescita sembrano essere sempre più l'aggregazione e l'innovazione.

Per il 2018 le previsioni sono ottimistiche sul fronte dei driver del comparto, +3%, per la produzione di calcestruzzo preconfezionato la stima è cautamente +1% così come per i consumi di cemento. Tali dinamiche restano comunque legate al superamento degli ostacoli legati ai meccanismi di spesa della Pubblica Amministrazione e tengono conto degli stanziamenti presenti nella legge di bilancio che hanno rafforzato l'impegno sul fronte delle infrastrutture, dell'avvio della ricostruzione delle zone terremotate e dell'approvazione a fine 2017 del Contratto di programma Anas.

L'Atecap è a disposizione dei propri soci per ulteriori informazioni.

(FONTE: ATECAP)

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Appalti, spira il vento dell’Anticorruzione

L’attività dell’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) è in pieno fermento. In attesa del prossimo 7 aprile – data in cui entreranno in vigore le nuove linee guida Anac sui contratti sotto soglia – l’Anticorruzione, nel marzo scorso, ha inviato al Ministero per le Infrastrutture una serie di proposte per la redazione del decreto SOA. Insomma, le regole attuative del nuovo Codice degli Appalti continuano a tenere impegnati gli operatori di settore. Ma il must sembra essere sempre il medesimo: semplificazione, a tutti i costi, nel rispetto della legalità.

Soa: servono procedure più snelle per la qualificazione
Il nuovo decreto SOA dovrebbe individuare le procedure per la qualificazione delle imprese per i lavori d’importo pari o superiore a 150 mila euro. Ma l’Anac ha rilevato, in più passaggi, un disallineamento sostanziale tra i requisiti formali – attestati attraverso la certificazione SOA – e quelli sostanziali posseduti dalle imprese. Durante la fase delle consultazioni, infatti, sarebbe emerso che i requisiti di qualificazione vigenti non sono considerati idonei ad attestare la capacità esecutiva delle imprese. “Anac ha rilevato che normalmente l’attività di raccolta della documentazione per il rilascio di un’attestazione impegna dalle 2 alle 80 ore/uomo, con una media di 14,8 ore/uomo” scrive Edilportale. “Sei SOA su venti hanno dichiarato di avere già a disposizione un sistema informatizzato che, però, non consente di svolgere tutte le funzioni richieste e quindi andrebbe implementato.”
Le proposte dell’Anticorruzione, dunque, puntano tutto sulla semplificazione delle procedure. Anac propone di consentire l’utilizzo delle annualità fiscali comprese nel decennio antecedente alla data di stipula del contratto di qualificazione. In tal modo, l’impresa potrebbe trovarsi nella condizione di scegliere se utilizzare i migliori cinque anni o, piuttosto, i dieci previsti. Le Stazioni Appaltanti, inoltre, dovrebbero emettere – sempre secondo le prescrizioni Anac – il Certificato di Esecuzione dei Lavori (CEL) entro un termine massimo di trenta giorni. Infine, Anac suggerisce di eliminare la verifica della rispondenza delle categorie individuate nel CEL rispetto al bando di gara per interventi d’importo inferiore a 150.000 euro. Come misura compensativa, però, propone l’inserimento di controlli a campione per almeno il 10% dei CEL.

Linee guida Anac: ecco le novità
Sul fronte degli appalti sotto soglia, invece, il quadro normativo appare meglio definito. Rotazione degli inviti, autodichiarazioni e controlli anti-frazionamento: le nuove linee guida Anac non lasciano nulla d’intentato. Ma cosa vuol dire ‘appalto sotto soglia’?
In sostanza, per gli importi inferiori alle soglie fissate dai regolamenti Ue, gli operatori economici coinvolti dalla Stazione Appaltante spesso tendono a dar vita a un frazionamento improprio dell’appalto – cioè a una sua scomposizione in attività distinte – con l’obiettivo di scavalcare le normative vigenti e, ovviamente, abbassare l’importo a base di gara.
Ma il dettato del nuovo art. 36 del Codice degli Appalti – che disciplina in maniera tassativa l’affidamento e l’esecuzione di lavori, servizi e forniture d’importo inferiore alle soglie europee – punta decisamente sul principio della rotazione degli inviti e degli affidamenti “in modo da assicurare,” si legge “l’effettiva possibilità di partecipazione delle microimprese, piccole e medie imprese.” Dunque, per evitare che il contraente uscente si trovi in una posizione di vantaggio per le informazioni acquisite durante l’affidamento precedente, le recenti linee guida stabiliscono che quest’ultimo non possa essere nuovamente invitato a una gara rientrante nella stessa categoria di opere (o nello stesso settore merceologico). La medesima regola è valida anche per l’operatore – seppur non affidatario – invitato nella precedente procedura di selezione. A questo principio può scegliere di derogare solo la Stazione Appaltante – in casi eccezionali – una volta fornite, però, le opportune motivazioni.
Per quanto riguarda l’autodichiarazione invece, Anac chiarisce che è ammessa per i contratti fino a 5 mila euro oppure, in casi specifici, persino per gli appalti fino a 20 mila euro. In quest’ultimo caso, però, l’autodichiarazione deve essere resa seguendo tassativamente il modello di gara unico europeo.

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